Il giorno del Signore
Il Giorno del Signore
Contro la logica del consumo
riprendiamoci la domenica
Molti ricordano ancora il sapore delle domeniche di una volta. Il sapore della festa, della famiglia, della comunità. Oggi la domenica assomiglia sempre più a un giorno qualunque. Al giusto riposo, per alcuni si è sostituito il lavoro continuato, per altri l’assillo del consumo, in un meccanismo perverso che rende i primi schiavi dei secondi e viceversa.
L’imperante logica del profitto richiede di produrre sempre più e di conseguenza spinge la gente verso un consumo compulsivo. Così prima si sono allungati gli orari di apertura giornalieri dei negozi e poi, quando anche questo non lo si è più ritenuto sufficiente, ci si è impossessati anche della domenica. Risultato: grazie alle vie dello shopping e soprattutto ai grandi centri commerciali – nuovi templi pagani dove celebrare i riti di una domenica svuotata di senso – quello che per i credenti era il Giorno del Signore e per gli altri quanto meno il giorno della festa e del riposo, si è trasformato nel sacro giorno degli acquisti, dedicato non di rado alla ricerca di quel superfluo che la pubblicità ci fa desiderare come indispensabile.
Qualcuno sta cominciando a ribellarsi. O almeno ci prova. Domenica 4 marzo è stata la giornata libera dallo shopping. Lo slogan dei promotori – aderenti a una iniziativa europea – era “La domenica non ha prezzo”. Non sappiamo quanti abbiano accolto l’invito, rinunciando alle compere. Se non altro si è posto il problema, qualcuno ne ha parlato.
Lo ha fatto, sia pure da un altro punto di vista, anche Benedetto XVI, visitando la parrocchia romana di san Giovanni Battista de la Salle, sottolineando l’importanza della domenica nella vita dei cristiani. “La santa Messa – ha detto il Papa – sia al centro della vostra domenica, che va riscoperta e vissuta come giorno di Dio e della comunità, giorno in cui lodare e celebrare Colui che è morto e risorto per la nostra salvezza, giorno in cui vivere insieme nella gioia di una comunità aperta e pronta ad accogliere ogni persona sola o in difficoltà”.
Un invito a ricentrare la nostra vita. Come cristiani dovremmo cambiare la nostra ottica. Dovremmo cominciare a non considerare il tempo della festa come “tempo libero”, concetto che svuota il significato stesso della festa sottoponendola alla mortificante logica economica. Meglio sarebbe considerare la festa come “tempo della libertà”, occasione propizia per alimentare gli affetti familiari, per stringere legami di amicizia con altre famiglie, in un clima di comunione vissuta. Riscoprendo uno stile di vita alternativo alla logica dominante del consumismo, primo passo verso una sobrietà consapevole, si ridarebbero anche un senso al tempo e una giusta misura al lavoro nella relazione con il prossimo.
Come cristiani potremmo offrire una testimonianza e una concreta solidarietà a quanti sono vittime di un ingranaggio perverso dando vita a una sorta di boicottaggio, astenendoci dal fare la spesa nei giorni di festa, facendo della domenica l’ultima trincea contro l’asservimento totale al lavoro e alla sua invasività in ogni ambito personale e familiare. E magari batterci perché agli esercenti e ai lavoratori del commercio sia data almeno la possibilità di scegliere.
Gaetano
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